mercoledì 23 maggio 2012

Ginestrino e abbondanza

piante di Ginestrino, detto anche Trifoglio giallo (Lotus corniculatus)
Quando osservo i fiori di questa umile piantina penso all'abbondanza. 

Se ci si bada, i fiori sembrano incurvare il loro luminoso colore all'esterno, come se il colore spingesse all'infuori i petali di ciascun fiore. Il giallo è denso e potente come quello di un tuorlo d'uovo. Non è forse così?

Le raggiere dorate di quest'erba hanno per me in piccolo la grande potenza del sole. E infatti, è una pianta foraggera che fa ingrassare gli animali da fattoria e che arricchisce anche la terra come fissatore di azoto.

Sembra che anticamente venissero usati i fiori per tisane calmanti e anche per preparare impacchi di sale caldi da porre sui reni per sciogliere i calcoli. Inoltre, l'essenza floreale di Lotus corniculatus sarebbe indicata per equilibrare la comunicazione e la comprensione.

Ginestrini e alcuni capolini di Camomilla

domenica 20 maggio 2012

Un'erba per la febbre da fieno: la piantaggine lanceolata

La piantaggine lanceolata (Plantago lanceolata)  è un'erba che Maria Treben consiglia in caso di allergia, in quanto è considerata un buon espettorante, utile in generale per le vie respiratorie.

Siccome nelle mie passeggiate la trovo sempre (a differenza della variante a foglie quasi cuoriformi, la piantaggine maggiore), ho riportato a casa quasi ogni giorno, per un mese, qualche foglia di piantaggine lanceolata, che ho aggiunto ai miei succhi centrifugati di primavera, come coadiuvante nella cura naturale della rinite allergica o, più romanticamente :-), febbre da fieno.


Nella foto, l'esemplare non ancora fiorito che ho "sorpreso" era circondato da spighe di orzo selvatico (Hordeum murinum), proprio una di quelle Graminacee a cui io sono allergica. E' un po' come se la piantaggine mi facesse segno: "Vieni qui, raccoglimi e riducimi in succo, così un giorno potrai abbracciare anche l'erba spiga che mi circonda e mi fa tanta compagnia!" :-)

Ho notato che ama crescere nei prati soleggiati, mentre disdegna stare sotto le piante. Da vera snob, ama distinguersi fra le altre erbe, cosa che non riesce a fare con arbusti e alberi, più alti di lei. Si fa notare prediligendo i bordi delle strade, in particolare gli incroci! Cresce infatti abbondante lungo le carraie, con numerosissimi esemplari nel punto in cui una strada ne incrocia un'altra: proprio così!!

Devo dire che quest'anno, sarà la stagione più piovosa, saranno le erbe che sto "risucchiando" con la mia centrifuga, eppure sono in grado, al mio passaggio a piedi, di accarezzare tutte le erbe che incontro, e di cavarmela abbastanza bene con il mio naso! <3 Che soddisfazione! :-)

sabato 19 maggio 2012

La pianta salda-ossa: la consolida

Oggi vi voglio mostrare quattro mie foto della consolida o Symphytum, una pianta dai fiori bianchi penduli, con foglie pelosette, imparentata con la borragine. Esiste anche una variante a fiori porpora. La incontro di solito lungo i fossati e in terreni umidi.
 
Il nome italiano deriva dal latino SOLIDUS, cioè INTERO, COMPATTO; questa etimologia è confermata dal nome scientifico, che si rifà al greco σύμφυτο = CHE CRESCE INSIEME, CHE DI SUA NATURA E' ATTACCATO, UNITO, termine che gli Antichi usavano per indicare una pianta per la cura delle ossa rotte. La radice di preferenza, oppure le foglie, vengono pestate e avvolte in un pannolino con cui si ricoprirà e si fisserà la zona lesa. In alternativa, si può frullare l'erba con un po' di acqua e lavorarla con una qualsiasi farina (l'amido fa da collante), in modo da formare una pappetta, che verrà sempre avvolta in un pezzo di stoffa e usata allo stesso scopo. 


A differenza della celeste cuginetta mangereccia (la Borrago officinalis), la consolida non è indicata per l'uso interno, per il suo contenuto di alcaloidi. Anticamente però veniva usata per uso interno come emostatico e per disturbi allo stomaco (gastrite). Ho anche letto che Raymond Dextreit la propone sottoforma di tisana per gli usi che ho appena citato, nonché per il cancro allo stomaco, perciò ho provato a mettere alcune cime fiorite nella centrifuga e ho bevuto il succo senza problemi (l'equivalente di qualche cucchiaio da minestra), mescolato al succo centrifugato di una mela e di una carota. Il sapore della pianta pura è molto amaro. Non ho proseguito, perché non voglio correre rischi con piante dalle indicazioni controverse, però dalla mia esperienza posso dire che non è così pericolosa come la vogliono fare. Magari basta andarci cauti ed usarla raramente.

 
In effetti, intuitivamente per me la consolida non ha un aspetto molto rassicurante o simpatico: quei grappoletti di fiori che pendono hanno qualcosa di infido, non ti invitano sorridenti, piuttosto è come se piegassero i loro capolini per sfuggire allo sguardo, come se celassero qualcosa di losco... Io le erbe le "osservo" così; non è un modo scientifico, lo so!, però mi aiuta a ricordarle meglio e inoltre spesso mi arriva la conferma se sono velenose o meno. A ciascuno il suo metodo!  ;-)



giovedì 17 maggio 2012

Il bel faccino di oggi, l'aristolochia :-)

 Il bel faccino di oggi, l'aristolochia :-)

I fiori delle piante sono per me come bei faccini da ammirare.

Inizio inserendo alcune foto dell'aristolochia (Aristolochia clematitis), che ho "incontrato" durante una passeggiata.

aristolochia circondata da rovi
L'aristolochia ha fiori piccoli gialli e, se sfregata, emana un odore forte e amaro.

aristolochie in mezzo ai rovi
La trovo di solito lungo gli argini, i fossati e le zone umide.

Non ho mai sentito parlare di usi medicinali per questa pianta, anche se sembra che anticamente favorisse il parto.

Ciò che rende a me cara l'aristolochia è che da bambina la andavo a cercare vicino ad un fossato, dove ricompariva tutti gli anni, e spezzavo alcune cime per sentirne l'odore particolare. Siccome avevo un libro di favole intitolato "365 storie" ed una di queste era intitolata "Anche i cardi sono belli", non so perché, ma io mi ero convinta che l'aristolochia fosse un cardo e, quando la guardavo, pensavo alla favola dell'asino che non voleva mangiare i cardi e che non sapeva a cosa servissero, al che gli veniva risposto che anche quella pianta aveva una ragione d'esistere e che anche i cardi avevano una loro bellezza.

Perciò l'aristolochia mi è diventata simpatica, in quanto ogni volta che la vedo mi fa ripensare a quella favola e a quei momenti dell'infanzia passati vicino ad un fossato pieno di piante che andavo a "incontrare" ogni primavera, come se avessi con loro un silenzioso appuntamento stagionale...


giovedì 3 maggio 2012

Come riprendersi dal trauma da post-terremoto

In occasione di un forte terremoto, vivendo al 4° piano, ho seguito il consiglio di mettermi sotto la porta d'ingresso, quella con l'asse portante, e di rimanere lì sotto, senza prendere le scale, come invece avevo fatto nelle occasioni precedenti. L'ho fatto per ovvie ragioni di sicurezza e di sopravvivenza, perché io sarei voluta scendere fuori, ma avventurarmi per 4 piani con un sisma di circa 5 gradi Richter l'ho valutato rischioso.

Risultato: nei giorni successivi, se mi giravo di scatto o se udivo certi rumori (es. il rombo di un aereo) avevo l'impressione di dondolare, come se fosse di nuovo in atto un altro terremoto.

Ho capito che, avendo dovuto obbligare il corpo a non muoversi mentre tutto intorno Madre Terra si muoveva con forza, il mio sistema limbico deve essersi letteralmente "scosso", cioè l'impulso assoluto di fuggire, essendo stato represso, si è scaricato rimbalzando direttamente alla fonte: il cervello. 

Tempo prima, in seguito ad una seduta chiropratica per il rialleneamento delle gambe, uscendo dallo studio medico mi sembrava di camminare come una torre pendente; tuttavia, proprio perché ho dovuto camminare per raggiungere il parcheggio e, nei giorni successivi, per condurre le normali attività, questo senso di vertigine è svanito nel giro di una settimana.

La soluzione mi è arrivata collegando i due episodi, perciò ho iniziato a camminare, camminare e camminare. O correre. E funziona. Ho capito che bisogna camminare in mezzo alla Natura, in strade sterrate, nelle carraie, in terreni scoscesi o pendenti, comunque sono da evitare le normali scale e il camminare all'interno di edifici. Bisogna cercare questo riallineamento limbico in mezzo alla Natura. 

 
Ai bambini (e non) suggerisco proprio l'altalena. 


Alle persone con problemi motori (es. se in carrozzina) andrebbe bene fare gite in battello (o anche nuotare), in modo che il rollio causato dall'acqua riporti in equilibrio il sistema limbico. 


In pratica: bisogna ricreare le stesse sensazioni, ma inserite in un contesto positivo, a CONTATTO con un elemento naturale (TERRA preferibilmente, o ARIA o ACQUA), in modo che il cervello associ il dondolio ad un'esperienza gratificante.

I terremoti avvengono di solito prima di una nevicata o comunque in periodi molto freddi, perciò non viene spontaneo uscire di casa per passeggiare o fare altre attività in mezzo al verde, ma, con quanto ho spiegato, spero che questa nuova consapevolezza vi porti a reagire il prima possibile. 

E, pur non essendo psicologa, va da sé che vi siano implicazioni benefiche anche a livello psicologico se questo "metodo" viene applicato a disturbi con cause affettive.

Per le previsioni: lasciate perdere i sismologi! Affidatevi a letture di Giuliani, Bendandi, ecc., consultate calendari con le fasi lunari, informatevi sui calendari astronomici degli antichi e cercate di convincere gli "scienziati" moderni a fare altrettanto: se ne ricaveranno dati utili per migliorare i piani di prevenzione.

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