giovedì 3 maggio 2012

Come riprendersi dal trauma da post-terremoto

In occasione di un forte terremoto, vivendo al 4° piano, ho seguito il consiglio di mettermi sotto la porta d'ingresso, quella con l'asse portante, e di rimanere lì sotto, senza prendere le scale, come invece avevo fatto nelle occasioni precedenti. L'ho fatto per ovvie ragioni di sicurezza e di sopravvivenza, perché io sarei voluta scendere fuori, ma avventurarmi per 4 piani con un sisma di circa 5 gradi Richter l'ho valutato rischioso.

Risultato: nei giorni successivi, se mi giravo di scatto o se udivo certi rumori (es. il rombo di un aereo) avevo l'impressione di dondolare, come se fosse di nuovo in atto un altro terremoto.

Ho capito che, avendo dovuto obbligare il corpo a non muoversi mentre tutto intorno Madre Terra si muoveva con forza, il mio sistema limbico deve essersi letteralmente "scosso", cioè l'impulso assoluto di fuggire, essendo stato represso, si è scaricato rimbalzando direttamente alla fonte: il cervello. 

Tempo prima, in seguito ad una seduta chiropratica per il rialleneamento delle gambe, uscendo dallo studio medico mi sembrava di camminare come una torre pendente; tuttavia, proprio perché ho dovuto camminare per raggiungere il parcheggio e, nei giorni successivi, per condurre le normali attività, questo senso di vertigine è svanito nel giro di una settimana.

La soluzione mi è arrivata collegando i due episodi, perciò ho iniziato a camminare, camminare e camminare. O correre. E funziona. Ho capito che bisogna camminare in mezzo alla Natura, in strade sterrate, nelle carraie, in terreni scoscesi o pendenti, comunque sono da evitare le normali scale e il camminare all'interno di edifici. Bisogna cercare questo riallineamento limbico in mezzo alla Natura. 

 
Ai bambini (e non) suggerisco proprio l'altalena. 


Alle persone con problemi motori (es. se in carrozzina) andrebbe bene fare gite in battello (o anche nuotare), in modo che il rollio causato dall'acqua riporti in equilibrio il sistema limbico. 


In pratica: bisogna ricreare le stesse sensazioni, ma inserite in un contesto positivo, a CONTATTO con un elemento naturale (TERRA preferibilmente, o ARIA o ACQUA), in modo che il cervello associ il dondolio ad un'esperienza gratificante.

I terremoti avvengono di solito prima di una nevicata o comunque in periodi molto freddi, perciò non viene spontaneo uscire di casa per passeggiare o fare altre attività in mezzo al verde, ma, con quanto ho spiegato, spero che questa nuova consapevolezza vi porti a reagire il prima possibile. 

E, pur non essendo psicologa, va da sé che vi siano implicazioni benefiche anche a livello psicologico se questo "metodo" viene applicato a disturbi con cause affettive.

Per le previsioni: lasciate perdere i sismologi! Affidatevi a letture di Giuliani, Bendandi, ecc., consultate calendari con le fasi lunari, informatevi sui calendari astronomici degli antichi e cercate di convincere gli "scienziati" moderni a fare altrettanto: se ne ricaveranno dati utili per migliorare i piani di prevenzione.

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